mercoledì 10 aprile 2013

La città delle macchine

Il luogo in cui si svolge la vicenda narrata in Hard Times è di centrale importanza nel libro di Dickens e merita pertanto un'attenzione adeguata.

 Time went on in Coketown like its own machinery: so much material wrought up, so much fuel consumed, so many powers worn out, so much money made. 
(Hard Times , parte prima, capitolo 14).

Coketown può essere presa come esempio di città industriale inglese della seconda metà dell'800. Dickens in Hard Times ne fa molte descrizioni, tutte caratterizzate da un senso negativo; questa città è un luogo polveroso, caldo, unto e trasudante l'olio delle macchine, le quali sembrano conferire vita al luogo, vita di cui sono privi gli abitanti. Un luogo in cui si fa tanto (come scrive Dickens nel brano che ho sopra inserito, "tanto materiale lavorato, tanto combustibile utilizzato, tanta energia consumata, tanto denaro guadagnato"), ma anche un luogo in cui si riflette poco su quello che si compie. Coketown e i suoi abitanti sono ciò che producono.
     
L.S. Lowry, Industrial Landscape, 1955
The Fairy palaces burst into illumination, before pale morning showed the monstrous serpents of smoke trailing themselves over Coketown. A clattering of clogs upon the pavement; a rapid ringing of bells; and all the melancholy mad elephants, polished and oiled up for the day’s monotony, were at their heavy exercise again.
Stephen bent over his loom, quiet, watchful, and steady. A special contrast, as every man was in the forest of looms where Stephen worked, to the crashing, smashing, tearing piece of mechanism at which he laboured. Never fear, good people of an anxious turn of mind, that Art will consign Nature to oblivion. Set anywhere, side by side, the work of God and the work of man; and the former, even though it be a troop of Hands of very small account, will gain in dignity from the comparison.
  (Hard Times, parte prima, capitolo 11).

Come manifestato dalla citazione precedente, Dickens si rivela cosciente della contrapposizione, in una società tutta incentrata sulla fabbrica, tra uomo e macchina e del rischio del primo di trasformarsi nella seconda. Quando l'autore scrive "So many hundred Hands in this Mill; so many hundred horse Steam Power." (centinaia e centinaia di mani al lavoro in questa fabbrica; centinaia e centinaia di cavalli vapore) ci vuole in realtà mettere in guardia dalla possibilità di diventare "mani", cioè ingranaggi inseriti nella macchina, alla pari di qualsiasi altro componente.




Raoul Hausmann, Lo spirito del nostro tempo (o Testa meccanica), 1919.
Si tratta di una testa di manichino misurata con un centimetro da sarta, contrassegnata con il numero 22, e circondata da vari ingranaggi. Con questa opera, l'artista vuole segnalare il fatto che il suo tempo (l'inizio del Novecento, ma possiamo ritenerlo valido ancora oggi e già per l'epoca in cui è ambientato Hard Times) è assurdamente segnato dalla misura, dalla macchina, dalla necessità di funzionare, invece di vivere pienamente. La testa umana, anziché essere sede di pensieri e fantasie, diventa un ingranaggio al pari di viti e bulloni.
L'opera di Hausmann è da collocarsi nella corrente del Dadaismo.

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